World Hearing Day, nel mondo 1 persona su 5 soffre di un calo dell’udito


ROMA (ITALPRESS) – Il 3 marzo ricorre il World Hearing Day, la giornata in cui la WHO sensibilizza l’opinione pubblica e i governi mondiali sull’importanza dell’udito, promuovendo una corretta informazione e la necessità di attuare concreti programmi di prevenzione e cura. Nel mondo, evidenzia in una nota Fno-Tsrm-Pstrp, circa una persona su cinque soffre di un calo dell’udito e le previsioni stimano che nel 2050 una persona su quattro sarà affetta da un problema della propria funzionalità uditiva di varia natura. In Europa, circa 196 milioni di persone vivono con una perdita uditiva e si stima che nel 2050 saranno circa 296 milioni le persone che avranno problemi con il proprio udito. In Italia, su una popolazione attuale di circa 60 milioni di abitanti, la popolazione over 65 si attesta intorno ai 14 milioni e se ne stima un incremento di altri 4 milioni nel 2050, il chè aumenta le probabilità di insorgenza di problematiche uditive dovute alla presbiacusia.
L’Organizzazione mondiale della sanità con la pubblicazione del World report on Hearing del 2021 ha stimolato i governi e gli stakeholder in tema di udito a pianificare e introdurre programmi di screening in ambito neonatale, scolastico e per le persone anziane.
Allo stato attuale in Italia, continua la nota, l’unico programma strutturato di prevenzione delle problematiche uditive attivo sul territorio nazionale è lo screening uditivo neonatale universale che è stato reso obbligatorio e offerto gratuitamente a tutti i nuovi nati, nel rispetto del DPCM 12/01/2017 relativo ai nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) che garantisce “le prestazioni necessarie e appropriate per la diagnosi precoce delle malattie congenite”, compresa la sordità.
Le raccomandazioni, relative all’attuazione dello screening, sono state recentemente ribadite dall’Istituto Superiore di Sanità con il Rapporto ISTISAN 22/17 da cui emergono luci ed ombre sull’efficacia del programma di screening se confrontati con gli indicatori di valutazione previsti dal Joint Committee on Infant Hearing (JCIH).
Infatti, si legge ancora, se da un lato l’indicatore sulla copertura dello screening in relazione ai nuovi nati si attesta intorno al 95% come previsto dal JCIH, dall’altro il rapporto evidenzia la reale difficoltà nel raccogliere i dati sul territorio nazionale non permettendo di ottenere nè il dato del rapporto pass/fail, che secondo i suddetti indicatori dovrebbe attestarsi al di sotto del 4%, nè il dato dei bambini che si perdono al follow-up, che dovrebbe attestarsi al di sotto del 2%.
Non conoscere questi dati aumenta concretamente il rischio di accesso improprio al secondo livello di valutazione audiologica di un elevato numero di falsi positivi, con conseguente aumento dei costi a carico del SSN e allungamento delle relative liste di attesa, incidendo quindi sfavorevolmente sul rapporto costo/beneficio del programma di screening.
Correttamente il rapporto dell’ISS sensibilizza la necessità, non più procrastinabile, di una governance clinica di raccolta e gestione dei relativi dati, di progetti condivisi, di un necessario coordinamento delle informazioni, dei controlli e dei monitoraggi a livello regionale e nazionale.
Nell’ambito degli screening in età prescolare e scolare esiste un vuoto che è necessario colmare. Nonostante la stragrande maggioranza della popolazione neonatale venga sottoposta ad un programma di screening, esiste la concreta possibilità di non intercettare i bambini che, pur avendo superato lo screening neonatale, manifestino uno sviluppo tardivo delle problematiche uditive (forme genetiche ad esordio tardivo), che soffrano di un disturbo del processamento uditivo o che sviluppino in età evolutiva una perdita uditiva a causa di altre patologie. “In assenza di uno strutturato programma di screening scolastico la tardiva valutazione delle problematiche uditive in età scolare può avere sostanziali conseguenze sullo sviluppo del linguaggio, sull’adeguato conseguimento delle abilità cognitive e sullo sviluppo sociale”, si legge ancora.
Non meno rilevante è la completa assenza sul territorio nazionale della possibilità per le persone anziane, ma in generale per le persone fragili di essere sottoposti a un controllo della loro capacità uditiva senza dover farsi carico di inutili e faticosi spostamenti verso i centri audiologici di riferimento. L’esperienza pandemica ha posto al centro il territorio ed è verso questo contesto che bisogna indirizzare gli sforzi. Prevedere sul territorio èquipe interdisciplinari che possano soddisfare i bisogni di salute anche in ambito audiologico rappresenta una sfida che non può più essere sottovalutata. In questo senso giova ricordare alcuni dati forniti dal Global Burden of Disease (GBD) in tema di persone anziane. Si stima che oltre il 65% delle persone con più di 60 anni ha già sperimentato il disagio provocato da una perdita uditiva. E’ ormai scientificamente provata la stretta correlazione tra il grado di perdita uditiva e la rapida progressione del degrado cognitivo.
Una precoce valutazione e interventi appropriati (eventuale terapia protesica) possono senza ombra di dubbio mitigare gli effetti avversi provocati da un calo uditivo.
La WHO raccomanda di recuperare appropriatezza, efficacia ed efficienza, garantendo equità e universalismo delle cure in tema di udito attraverso: interventi precoci tramite programmi di screening, la prevenzione e gestione delle malattie a carico dell’orecchio, un facile accesso alla tecnologia, attivazione di servizi riabilitativi, il miglioramento dei processi comunicativi, la riduzione del rumore ambientale e il miglioramento nel coinvolgimento della collettività.
Per Fno-Tsrm-Pstrp “eliminare le criticità relative allo screening uditivo neonatale, introdurre uno screening scolastico ben strutturato sul territorio nazionale e dare la possibilità alle persone anziane e ai più fragili di poter accedere facilmente ad una valutazione uditiva sul territorio o al proprio domicilio, rappresentano azioni mirate in ambito preventivo non più procrastinabili. A ciò bisognerebbe affiancare una capillare campagna informativa relativa alla cura del proprio udito coinvolgendo tutti gli stakeholder per identificare e mitigare le cause di stigma sociale associate alle problematiche uditive.
In sintesi: “Un udito sano per tutti! Facciamo in modo che diventi realtà””.

– foto agenziafotogramma.it –
(ITALPRESS).

Pubblicato da: Redazione AZS

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