Per fare il punto sull’esperienza della rete siciliana per la gestione dei pazienti con tumore primitivo del fegato, Palermo ha ospitato la seconda tappa in Italia del roadshow “Uniti e Vicini ai Pazienti con Epatocarcinoma: l’esperienza della rete”, promosso da Roche con il patrocinio di EpaC Onlus. Lo scopo è quello di evidenziare, in più regioni del Paese, l’importanza del lavoro sinergico dei team multidisciplinari.
Il gruppo di ricerca sulle malattie croniche del fegato e sui tumori primitivi epatici dell’università di Palermo è uno dei più riconosciuti e attivi in Italia, un esempio di rete regionale per migliorare l’appropriatezza delle procedure diagnostiche e terapeutiche, facilitare la gestione del paziente, migliorare l’efficacia delle cure e il loro accesso e il rapporto costo-beneficio delle terapie.
“La rete regionale per la gestione condivisa dei tumori primitivi del fegato – spiega il professor Vito Di Marco dell’Unità Complessa di Gastroenterologia ed Epatologia del Policlinico di Palermo – è costituita da 5 centri HUB che al loro interno hanno 18 Unità multidisciplinari in grado di offrire tutte le opzioni terapeutiche, dalle terapie locoregionali e chirurgiche, al quelle oncologiche, fino al trapianto di fegato, ai pazienti con tumori epatici primitivi e 44 centri SPOKE in grado di avviare un iter diagnostico adeguato e gestire il percorso oncologico e clinico dei pazienti già sottoposti a terapia nei centri HUB. L’organizzazione del progetto si basa su una piattaforma web- based già funzionante e che registra l’iter diagnostico praticato, le scelte terapeutiche attuate, l’esito clinico ottenuto, i dati del follow-up oncologico ed epatologico; un sistema di analisi delle immagini radiologiche che permette una condivisione della diagnosi radiologica tra i vari centri della Rete che consente un veloce accesso agli esami di diagnostica radiologica; un sistema di “tumor board” in videoconferenza di tutti i centri della rete per valutare la documentazione clinica dei pazienti, discutere e condividere le decisioni terapeutiche e pianificare la terapia appropriata nel centro più vicino alla residenza del paziente”.
“La Rete Siciliana dei tumori del fegato – sottolinea il professor Calogero Cammà, ordinario di Gastroenterologia all’università di Palermo – rappresenta uno strumento che fornisce ai cittadini elevati standard qualitativi di cura, non solo azzerando la mobilità extra-regionale, ma anche consentendo l’immediato e rapido accesso a cure altamente appropriate nel centro più vicino al proprio domicilio e consultazioni che coinvolgono specialisti di discipline differenti, con elevata esperienza nel campo, cosa oggi particolarmente rilevante in considerazione dell’importantissima innovazione terapeutica rappresentata dall’ingresso di trattamenti immunoterapici di prima linea per i tumori primitivi del fegato”.