Sclerosi multipla: intervista al Dott. Salvatore Cottone


«In diverse strutture di ricerca, nel mondo, si lavora a farmaci sempre più efficaci per la sclerosi multipla, molecole innovative saranno disponibili tra qualche anno, ma fino a oggi la possibilità farmacologica è quella di agire sull’infiammazione provocata da un errore del sistema immunitario, che attacca e distrugge la sostanza che ricopre i filamenti nervosi. Si dispone di ottimi farmaci orali e per infusione, ma non si è ancora in grado di guarire la malattia».  A parlare è Salvatore Cottone, direttore della Neurologia e del Centro Sclerosi Multipla degli ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello di Palermo.

Dottore Cottone, oggi si parla sempre di più di trapianto di cellule staminali per la sclerosi multipla.

«Non è un trattamento ancora codificato. Fino a qualche anno fa, dato che dava percentuali di mortalità intorno al 7%, era riservato ai casi drammatici, nei quali non c’era alcuna risposta ai farmaci. Ora, evidenze statunitensi hanno messo in luce che si può intervenire precocemente con remissione completa e duratura della malattia. La mortalità si è abbassata.  In centri di provata esperienza tale procedura terapeutica può costituire una valida risorsa, in casi selezionati, per raggiungere la remissione della sintomatologia legata alla malattia. L’esperienza della nostra azienda è positiva. In 10 pazienti trattati si è ottenuto un buon controllo della patologia. Il primo caso è seguito da noi ormai da sette anni e la paziente, in atto, non assume alcuna terapia e sta bene».

Si potrebbe pensare alla realizzazione di un centro trapianti per la sclerosi multipla nell’Isola?

«Sarebbe opportuno pensaci per potere portare avanti questa strategia terapeutica».

Da poco sono arrivate le terapie orali.

«Naturalmente, sono più accettate dai pazienti di quelle infusive e hanno una buona efficacia, anche se le endovena, registrano oggi un migliore consenso rispetto ad alcuni anni fa, considerato che in caso di aggressività e rapidità di evoluzione della malattia non rispondente ad altri trattamenti, può essere utilizzato un anticorpo monoclonale che comprende un ciclo di infusione di 5 giorni consecutivi e un secondo, a un anno di distanza, di tre giorni. Tutto sommato accettabile, con un acuto effetto antinfiammatorio».

Con l’arrivo, tra qualche anno, di nuove realtà terapeutiche?

«Sono certo che la gestione della malattia diventerà più articolata e complessa e tenderà verso un modello di cura personalizzata».

Come giudica l’organizzazione per la cura della sclerosi multipla in Sicilia?

«Nell’Isola, abbiamo delle buone professionalità, ma non meno importante è l’organizzazione di un modello assistenziale che curi tutti gli aspetti della patologia. Al centro occorre porre il paziente, cosa che non sembra facile da realizzare».

Perché?

«C’è bisogno di una maggiore collaborazione tra centri, trovare il modo di lavorare insieme e al meglio. Come ho già detto, nell’Isola c’è un’elevata professionalità, c’è una Rete per i centri che si occupano di sclerosi multipla. Insomma, ci sono tutte le premesse per portare avanti un progetto che coinvolga tutti nella gestione del malato,  nella sua città di residenza, senza costringerlo a spostarsi».

Alcuni suoi colleghi lamentano che la Rete non è ben funzionante.

«Hanno ragione. La Rete per la sclerosi multipla, finora non ha trovato un suo assestamento. Occorre attivare protocolli uniformi in tutta la regione. Cosa che attualmente non c’è».

La Regione ha realizzato un buon programma in merito al percorso diagnostico terapeutico assistenziale per la sclerosi multipla.

«È vero. E altre Regioni hanno ripreso il nostro, tanto è fatto bene. L’obiettivo è quello di facilitare gli accessi a tutti i malati in qualsiasi parte dell’Isola si trovino, offrire le corrette diagnosi e terapie, senza ritardi. Il problema sta sempre nella carenza di una stretta collaborazione tra centri principali e centri collegati».

La riabilitazione del paziente con problemi neurologici dovuti a sclerosi multipla?

«Anche questa branca andrebbe migliorata. Purtroppo, questi malati vengono spesso trattati da persone che non hanno alcuna preparazione neurologica. Talora, i pazienti fanno delle attività riabilitative che non apporteranno loro alcun vantaggio. È necessario che ci sia una regia, che intervenga l’assessorato regionale della Salute. E ci si sta muovendo in questa direzione».

Pubblicato da: Carmelo Nicolosi

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