Le diagnosi tardive di tumore sono spesso anche il risultato dell’attendismo dei pazienti. Infatti coloro che si ammalano di cancro aspettano una media di 4 mesi prima di rivolgersi al medico di base dopo aver notato un sintomo sospetto che poi risulterà legato al cancro. La forbice dell’attesa del paziente è amplissima: alcuni pazienti aspettano meno di una settimana prima di riferire il sintomo sospetto al proprio medico, altri oltre tre anni dalla comparsa dei sintomi stessi.
È emerso da un rapporto presentato a Singapore durante il congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO).
Il risultato non è senza conseguenze per l’esito delle cure: quando il paziente aspetta troppo le sue chance di guarigione si riducono drasticamente.
Gli esperti hanno considerato un campione di pazienti e registrato la data del primo sintomo legato al tumore notato dal paziente, della prima visita con un medico di medicina generale, della prima visita con lo specialista oncologo, la data di inizio della terapia e lo scopo di questa (se curativa o palliativa).
Si è stimato il ritardo del paziente (il tempo che intercorre tra il primo sintomo notato e il momento in cui la persona si reca dal medico di base); il ritardo del medico di famiglia (il tempo che passa tra questa prima visita e la richiesta di visita specialistica con l’oncologo; il ritardo dell’oncologo, (il tempo tra la visita con lui e l’inizio delle terapie).
Il ritardo complessivo medio (dal primo sintomo all’inizio delle cure) è sei mesi. Pazienti e medico di base contribuiscono a questo ritardo rispettivamente per 4 mesi e 3 settimane in media. Il ritardo degli oncologi nell’iniziare il trattamento – 10 giorni in media – non è significativo per il ritardo complessivo.
I pazienti sono risultati la fonte principale dei ritardi. Anche il medico di base ha le sue ‘colpe’: un paziente su 4 aspetta oltre un mese prima che il suo medico lo rimandi allo specialista oncologo.