Protesi del ginocchio, in Italia 80 mila interventi all’anno


MILANO (ITALPRESS) – Si stima che in Italia vengano eseguiti circa 80.000 interventi di protesi del ginocchio all’anno, interventi che consistono nella sostituzione dell’articolazione naturale con componenti in metallo e materiali plastici, allo scopo di alleviare il dolore e migliorare la mobilità. La condizione patologica che più frequentemente porta a questo intervento è l’artrosi, cioè la progressiva perdita della cartilagine di rivestimento che determina la scomparsa dello spazio tra tibia, femore e rotula, la deformazione delle superfici articolari e lo sviluppo di irregolarità ossee, i cosiddetti osteofiti. La protesi è concepita in modo da creare una nuova articolazione funzionale, che impedisce il contatto doloroso tra osso e osso. Sulla base del singolo caso, il chirurgo decide se protesizzare tutto il ginocchio, cioè se fare un intervento di protesi totale, o solo una parte, con la protesi monocompartimentale. Sono questi alcuni dei temi trattati da Pietro Randelli, professore ordinario di ortopedia e traumatologia presso l’Università degli Studi di Milano, direttore della prima clinica ortopedica dell’istituto ortopedico Gaetano Pini e della clinica ortopedica del CTO di Milano, nonchè vicepresidente della società italiana di ortopedia e traumatologia, Siot, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“I fattori predisponenti dell’artrosi vedono età, peso corporeo e il tipo di utilizzo dell’articolazione – ha esordito – Esistono artrosi post-traumatiche che possono intervenire in pazienti che hanno avuto traumi, incidenti, anche traumi sportivi, che nel tempo portano a degenerazioni articolari”. Ed è in questi casi che si procede con l’intervento chirurgico e la protesi: “Negli ultimi anni stiamo lavorando tantissimo per far in modo che l’intervento sia il meno invasivo possibile – ha assicurato il professore – La chirurgia si è affinata molto, rimane certo una grande chirurgia, perchè andiamo a sostituire una articolazione. Già dal giorno dopo il paziente può camminare caricando totalmente sull’articolazione, questo è il grande passo avanti. Se arriva con una buona forma fisica all’intervento e ha un buon fisioterapista, già dal giorno dopo torna a vivere”.
La tecnologia applicata alle protesi ha fatto sì che negli ultimi anni gli impianti siano molto spesso su misura: “Oggi riusciamo a inviare la Tac alle aziende produttrici in Nord America e in Europa, che con la stampa in 3D forniranno al paziente una protesi su misura esattamente per quel ginocchio, tanto che molti pazienti ci dicono che hanno un ginocchio estremamente naturale, tornato come quello di trent’anni prima – ha spiegato Randelli, parlando poi delle protesi monocompartimentali – Ci sono comunque tuttora delle protesi monocompartimentali che nell’80% dei casi ci danno pazienti soddisfatti, ma per aumentare la percentuale cerchiamo di personalizzare gli impianti protesici”. Sui casi in cui bisogna prendere concretamente in considerazione la possibilità di sottoporsi a un intervento: “Quando la nostra qualità della vita è condizionata. Se io tutti i giorni cammino per vari motivi e non posso più farlo perchè l’articolazione mi condiziona, allora è il momento di protesizzare, indipendentemente dall’età – ha sottolineato – Con una protesti possiamo fare tutto, ma se si pensa a un possibile danneggiamento, il clinico sconsiglia il correre e il saltare, perchè eccediamo nella resistenza meccanica del polietilene – ha precisato il professore – Con le tecnologie che abbiamo, oggi assistiamo a pazienti con una longevità degli impianti che pensiamo possa essere superiore a 20-25 anni, ma abbiamo sempre la chirurgia di revisione che ci permette di dare nuova vita a quelle articolazioni”.
“Il risultato – ha evidenziato – è leggermente inferiore rispetto alla protesi di primo impianto, ma si può comunque protesizzare un’altra volta”.
E sulla chirurgia robotica: “Per l’ortopedia, che il robot sia meglio dell’uomo non è stato ancora dimostrato, il robot paga pegno sulla lunghezza degli interventi, allunga i tempi chirurgici – ha raccontato – Noi ormai abbiamo accorciato i tempi delle protesi, in un’ora-un’ora e venti si conclude l’intervento, coi robot in letteratura si riportano tempi doppi”. Infine, sulla prevenzione per evitare di dover ricorrere a una protesi al ginocchio: “Innanzitutto avere un peso corporeo ottimale, ogni kg che perdiamo di peso sono 4 kg in meno sul ginocchio. Poi, per mantenere una buona attività fisica, l’OMS ci dice che bisogna camminare mezz’ora al giorno a passo svelto cinque volte a settimana – ha concluso – Da evitare, però, le scale in discesa e le lunghe discese in montagna”.

– foto tratta da video Medicina Top –
(ITALPRESS).

Pubblicato da: Redazione AZS

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