La salute respiratoria dei più piccoli è influenzata dalla quantità di acqua che bevono quotidianamente: i bambini che bevono poco soffrono di tosse il doppio di quelli che invece seguono questa buona abitudine. È quanto emerge da un recente studio realizzato dall’AIST, Associazione Italiana per lo Studio della Tosse.
Una relazione, quella tra disidratazione e vie respiratorie ancora poco nota e sottovalutata che, per la prima volta, trova una conferma scientifica grazie a questa indagine, in corso di pubblicazione su una importante rivista internazionale.
Lo studio – condotto su 400 ragazzi di età compresa fra 6 e 14 anni di una Scuola di Bologna – ha innanzitutto confermato che i bambini italiani bevono poco: oltre il 60% dei partecipanti è risultato infatti disidratato. Anche la tosse è risultata essere un sintomo estremamente frequente interessando il 90% degli scolari fra i 6 e i 14 anni.
Mettendo in relazione i dati, è emerso che i bambini che bevono poco vanno incontro ad episodi di tosse più frequenti e di maggior durata (il 90% bambini disidratati si ammala di tosse nel corso dell’anno VS il 52% dei “normo idratatati”). Una corretta idratazione ha dimostrato di avere un effetto positivo anche sui bimbi che soffrono di asma consentendo loro di avere meno episodi acuti (7% bimbi ben idratati VS 26% disidratati).
“Siamo orgogliosi di essere stati i primi a verificare scientificamente i rapporti tra idratazione e salute delle vie respiratorie – spiega il Dottor Alessandro Zanasi, esperto dell’Osservatorio Sanpellegrino e Presidente dell’Associazione Italiana per lo Studio della Tosse – “Auspichiamo che i risultati di questo studio possano aumentare la consapevolezza di genitori ed insegnanti ma anche dei bambini stessi sull’importanza di una corretta idratazione. Gli effetti della disidratazione sono molteplici e fra questi adesso sappiamo esserci anche un aumentato rischio di problematiche respiratorie”.
Lo studio si è basato sulla compilazione di due questionari: uno sull’alimentazione, per conoscere e quantificare cibi e liquidi assunti dagli studenti e uno medico per mettere in relazione patologie respiratorie e allergiche con la disidratazione. Infine è stato determinato per ciascun alunno il valore della “osmolarità urinaria”, parametro utilizzato per la valutazione dello stato di idratazione.
“Proprio in età pediatrica ed adolescenziale – continua il dottor Zanasi – la disidratazione può essere più spesso di quello che si pensi, un fattore che favorisce l’insorgere e il persistere di problemi respiratori quali episodi allergici, asmatici e infiammatori a carico delle vie aeree. Nei bambini, l’incidenza di queste malattie è estremamente elevata e rappresenta una delle principali cause che porta a consultare il proprio pediatria oltre a influire pesantemente sulla spesa sanitaria”.
Idratazione e tosse: ecco il legame “nascosto”
I ricercatori che hanno condotto lo studio sono partiti da una serie di precedenti ricerche secondo le quali esiste un legame tra acqua e tosse. Una buona idratazione, in realtà, contribuisce a mantenere sano tutto l’apparato respiratorio proteggendone l’epitelio e favorendo l’attivazione dei naturali meccanismi di difesa (attività mucociliare) che facilitano l’eliminazione del muco.
Un altro elemento a supporto dei rapporti fra apporto idrico, stato di idratazione e problematiche respiratorie, arriva dal fatto che quando l’organismo è disidratato aumenta la produzione di istamina, sostanza che favorisce l’insorgenza di reazioni allergiche/asmatiche. L’istamina, infatti, induce broncocostrizione, interferisce con il sistema immunitario, ed interviene anche nella regolazione dell’acqua nel nostro organismo. Ecco perché i problemi respiratori quali asma, allergie, infiammazioni tracheo-bronchiali e tosse possono essere indotti, facilitati ed aggravati dalla disidratazione.
Acqua e bambini: ecco perché i più piccoli bevono poco e a quali rischi vanno incontro
È noto come l’acqua sia uno dei più importanti principi nutritivi del nostro organismo, i bambini tuttavia bevono poco, sia perché poco sensibili allo stimolo della sete sia perché non sono stati educati a farlo. Nella maggior parte dei casi, sono gli stessi genitori a non essere consapevoli dell’importanza di una buona idratazione dei loro figli.
È bene ricordare come la disidratazione sia uno stato patologico che si instaura quando il bilancio idrico, ovvero la differenza tra acqua assunta e l’acqua persa è negativo. Nel bambino la disidratazione determina in prima istanza una riduzione del rendimento psico-fisico fino ad arrivare a deficit di attenzione e di memoria a breve termine, che possono influenzare negativamente il rendimento scolastico.
Quanto devono bere i bambini?
I genitori si trovano ad affrontare una vera e propria lacuna informativa rispetto a quanto debbano bere i più piccoli. Facciamo quindi chiarezza su quale sia il loro fabbisogno di acqua.
Se per i primi sei mesi di vita l’allattamento al seno soddisfa le necessità idriche del neonato, il fabbisogno nelle età successive è il seguente: dai 6 mesi ai 3 anni 600-900 ml/die; in età scolare fino a circa 1100 ml/die; in età adolescenziale 1500-2000 ml/die.
In generale, è importante sapere – e questo vale per grandi e piccini – che il corpo umano non immagazzina l’acqua. Quindi la quantità che si perde ogni giorno deve essere ripristinata per garantire il corretto funzionamento del corpo.
In conclusione, la regola generale ma sempre valida da tenere a mente per preservare la salute del proprio bambino e garantirgli una corretta idratazione è che la quantità e la qualità dell’acqua assunta dal bambino dipendono dall’età, dalle condizioni di salute, dal regime alimentare, dall’attività fisica svolta, dalla temperatura e dal tasso di umidità ambientale.