La spesa sanitaria privata italiana raggiunge i 36,2 miliardi di euro. In media, 596,7 a persona, bambini compresi. Il 92,6% viene messo di tasca propria, il 7,4% da Fondi sanitari integrativi e complementari, Società di Mutuo Soccorso e, per l’1,3% da polizze individuali. Il tutto, con una forte variabilità regionale che va da una spesa maggiore in Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige (827,4 e 805,5 euro di spesa privata), alla Campania con 326,8 euro.
Nella spesa privata, incidono le visite specialistiche, gli esami diagnostici, le cure odontoiatriche e i farmaci non dispensati dal Servizio Sanitario. Per la prima voce, appaiono più esposte le famiglie residenti in Calabria, Sicilia e Puglia.
Il numero dei nuclei familiari che hanno fatto ricorso a spese sanitarie private, ha raggiunto il 77,5% (circa 20 milioni di famiglie), a fronte del 58,0% riscontrato nel 2013. Alla maggiore frequenza del ricorso a spese private, è associato anche un aumento della spesa effettiva pro-capite. In altri termini, le famiglie sono costrette a spendere di più. E c’è un 17,1% dei nuclei residenti (4,4 milioni) che dichiara di aver cercato di limitare le spese sanitarie per motivi economici e, di questi, 1,13 milioni le ha annullate del tutto, configurando “nuove” rinunce alle spese sanitarie.
La maggiore quota di nuove rinunce (33,9%) si concentra nelle famiglie con età media dei componenti di 51-69 anni, seguita da quelle nella fascia 30-50, dove si concentra il 28,8% delle rinunce, mentre il 12,5% è relativo agli anziani (età media over 70). L’11,4% delle famiglie ha dichiarato di avere risorse economiche insufficienti e il 6,1% molto scarse. Il Mezzogiorno è l’area maggiormente esposta al fenomeno. Di fatto, le regioni più colpite dal fenomeno sono la Basilicata (8,0%), la Sicilia (7,7%) e la Calabria (6,8%); quelle quasi esenti Lombardia (0,8%) e Toscana (1,0%).
Dal Rapporto Sanità dell’Università di Roma “Tor Vergata”, giunto alla sua 13.a edizione, emerge che oltre la metà delle famiglie (51,6%) soggette a spese “catastrofiche” sono di anziani (over 70), il 35,4% con età media dei componenti 51-69 anni, il 2,9% con età inferiore ai 30 anni, e solo il 10,1% ha età media 31-50 anni.
È evidente un allargamento delle disparità, con limitati effetti equitativi indesiderati nel Centro e nel Nord, e penalizzazione delle famiglie più fragili del meridione.
Secondo uno studio del Censis. negli ultimi cinque anni, il livello assistenziale offerto dal Servizio sanitario nazionale è percepito dai cittadini in peggioramento dal 45% nel 2016, contro il 29% nel 2011. Il malcontento è legato, soprattutto, al progressivo allungamento dei tempi, talora impossibili, delle liste d’attesa.
In questo editoriale abbiamo voluto riportare la parte del Rapporto Sanità che riguarda l’impoverimento delle famiglie a causa di spese sanitarie, perché l’opinione pubblica sia cosciente del grave problema che milioni di cittadini vivono in un settore, la salute, che andrebbe più curato e salvaguardato, e perché le Istituzioni e la politica (lo speriamo fortemente) si decidano a intraprendere i passi necessari in favore di chi soffre e, come abbiamo visto, non riesce a trovare nel servizio pubblico una pronta risposta.