Un fiume di denaro dal PNRR per la Sanità siciliana. Il totale dei fondi assegnati all’Isola sfiora i 797 milioni. Le opere del progetto approvate riguardano: ospedali di prossimità, una cerniera tra cure a domicilio e struttura ospedaliera, onde non intasare le strutture sanitarie maggiori, Case di Comunità, per intenderci una specie di ambulatori con più figure mediche, Centrali operative territoriali, sistemazione antisismica delle strutture, acquisto di grandi apparecchiature (se i 114 milioni e rotti non dovessero bastare, si dice pronta ad intervenire la Regione). Altri progetti riguardano l’interconnessione aziendale, la sicurezza negli ospedali, i flussi informativi nazionali.
“In Sicilia non si sono mai viste strutture a bassa intensità di cura come quelle che si stanno progettando grazie ai fondi del PNRR, così gli ospedali di prossimità. Di conseguenza, meno spese in ospedalizzazioni non necessarie e potremo contare anche su un’assistenza immediata per chi ne ha bisogno. La digitalizzazione sarà una grande realtà, compresa quella della cartella clinica del paziente. Una sfida ambiziosa che dobbiamo vincere, ma per vincerla abbiamo bisogno di, professionisti di cui, purtroppo, la Sanità, non solo quella siciliana, è carente”. A parlare è l’ingegnere Mario La Rocca, dirigente generale dell’assessorato della Salute della Regione Siciliana, al meeting “Le sfide in Sanità nella Regione Siciliana: le opportunità offerte dal PNRR, organizzato all’Ordine dei Medici di Palermo dall’Associazione Italiana Donne Medico di Palermo e da AZ salute con il patrocinio della Regione Siciliana, dell’università di Palermo, dell’Ordine dei Medici, di Fiaso, Cefpas, OPI, SIMG, AIOM e Giornale di Sicilia, con il supporto non condizionante di Merck.
Purtroppo, non è difficile che alcune problematiche, se non risolte subito, possano inceppare il motore organizzativo o almeno rallentarlo, nei pochi anni che restano alla realizzazione dei progetti (dicembre 2026). La prima è proprio la mancanza di personale sanitario.
“Purtroppo – dice l’assessore regionale della Sanità Ruggero Razza – il PNRR non interviene sul capitale umano e non permette di recuperare il gap di migliaia di medici che si sono laureati, ma non sono stati ammessi alle scuole di specializzazione. La nostra idea, che abbiamo proposto ai ministeri della Salute e delle Finanze, è quella di consentire ai giovani medici che hanno lavorato nell’emergenza Covid di godere di una corsia preferenziale e avere così la possibilità di coprire dei posti”.
“Sappiamo – continua Razza – che il punto carente della Sicilia è la sanità del territorio. Rappresenta una cerniera importante da realizzare tramite gli ospedali di comunità e altri due tipi di strutture. Il finanziamento è di 350 milioni di euro. Gli altri finanziamenti sono legati alla digitalizzazione per aiutare il paziente, anche con la telemedicina, alla sistemazione antisismica delle strutture e alla dotazione della sanità siciliana di moderne apparecchiature.
Mostra perplessità il Rettore dell’università di Palermo, Massimo Midiri, sia sui pochi anni a disposizione per realizzare i progetti, sia sull’impiego di giovani laureati in medicina. “L’epidemia da Covid – osserva – ci ha fatto capire che i giovani laureati sono bravi dal punto di vista teorico, ma non in quello pratico. Per il Covid abbiamo dovuto chiamare gli specializzandi dell’ultimo anno. È necessario lavorare di più sulla formazione. Un percorso alternativo sarebbe molto azzardato”.
Per Roberto Sanfilippo, presidente regionale della Fiaso e del Cefpas è necessario studiare e capire le possibilità che offre il PNRR. “Si tratta – dice – di un sistema chiuso che non lascia spazio all’inventiva. Per quanto riguarda la formazione, bisogna rendersi conto che per spendere grandi cifre, servono professionalità anche amministrative. Ci sono capitati casi in cui amministrazioni pubbliche non riuscivano a utilizzare programmi in Bim, software adatti per l’architettura, l’ingegneria, le costruzioni. Per andare aventi è necessaria la formazione di nuove leve”.
Partiti già i progetti di digitalizzazione (per aiutare i pazienti anche con la telemedicina), per i dipartimenti di emergenza e accettazione, con un impegno di 139 milioni e ben 203 interventi in opera. Ne beneficeranno le nove Asp del territorio, le aziende ospedaliere Cannizzaro, Garibaldi, Policlinico di Catania, Papardo e Policlinico e Irccs Bonino Pulejo di Messina e Villa Sofia, Arnas Civico e Policlinico di Palermo. Un fiume di denaro (in parte a fondo perduto, in parte da restituire a tasso agevolato), che porta i siciliani a sperare in una sanità migliore, più giusta, più vicina.