In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente che si celebra oggi 5 giugno IVI richiama l’attenzione sull’impatto degli interferenti endocrini sulla fertilità e diffonde i risultati di uno studio appena pubblicato su Fertility and Sterility.
La salute riproduttiva è influenzata dall’esposizione a contaminanti ambientali attraverso la loro capacità di interferire con il sistema ormonale a diversi livelli quali sintesi, funzione, conservazione, metabolismo. L’aumento dell’industrializzazione mondiale si è tradotta in un’esposizione giornaliera onnipresente a queste sostanze, e le vie di esposizione più comuni sono cibo (pesticidi, fitoestrogeni e plastificanti), prodotti per la cura della persona (parabeni e plastificanti), vestiti (plastificanti) o inquinamento (metalli pesanti).
Nella riproduzione femminile, l’esposizione a interferenti endocrini ha un impatto negativo a livello dei principali ormoni riproduttivi (tra cui estradiolo, progesterone, testosterone e ormone antimullerico (AMH)) e impatta anche sui trattamenti di riproduzione assistita, in particolare su qualità dell’ovocita, tasso di fertilizzazione e di impianto, qualità dell’embrione e tasso di gravidanza clinica e di nati vivi.
Oltre a questi effetti, l’esposizione agli interferenti endocrini aumenta la comparsa di patologie ginecologiche come l’endometriosi, il leiomioma e la sindrome dell’ovaio policistico.
Su questo tema la Fondazione IVI ha appena pubblicato uno studio su Fertility and Sterility dal titolo “Phthalates and other endocrine-disrupting chemicals: the 21st century’s plague for reproductive health”, in cui ha realizzato uno studio in vitro, dal quale è emerso che alcuni interferenti endocrini possono danneggiare la salute riproduttiva della donna ma anche dell’uomo: questo può far sì che i trattamenti di riproduzione assistita possano fallire.
“Per la prima volta – afferma Francisco Domínguez, ricercatore della Fondazione IVI – stiamo studiando le cellule endometriali in relazione agli interferenti endocrini e stiamo vedendo quale effetto producono sulle cellule delle donne. Stiamo, inoltre, studiando i livelli di questi interferenti endocrini nelle pazienti delle nostre cliniche per capire esattamente quanto possa essere potenzialmente dannoso il livello di interferente endocrino per l’apparato riproduttivo delle nostre pazienti”.
“Il focus sul tema degli interferenti endocrini è fondamentale – afferma la Dott.ssa Daniela Galliano, Direttice del Centro IVI di Roma – perché è importante che le donne sappiano che devono controllare un altro fattore prima di sottoporsi ad un trattamento di riproduzione assistita. Infatti, se il livello di uno degli interferenti endocrini è troppo alto, i ginecologi o gli specialisti nel campo della riproduzione assistita daranno informazioni alle pazienti su come migliorare o ridurre questi stessi livelli, proprio per rendere più efficace il trattamento”.