di Adelfio Elio Cardinale
Uno tsunami di messaggi e diete per allungare la vita e per avere un corpo palestrato e formoso come i bronzi di Riace, nell’estate che avanza.
Le diete – con le loro varianti estreme – sono divenute non solo una pratica fisica, ma anche etica: una vera e propria depurazione salvifica. Violente restrizioni proclamate e promosse. Un obiettivo paradossale. Vivere da malati per morire sani.
L’età media dell’uomo è cresciuta in maniera strepitosa: dai 30 anni del Medioevo, ai 77 dell’epoca attuale. Ora l’obiettivo, il “goal”, è superare i 100 anni.
La longevità è divenuta anche un business, al quale sono interessati colossi industriali, laboratori, uomini di scienza. Il problema è complesso, come vedremo. Ma ogni giorno si propongono diete bislacche, senza prove scientifiche certe, basate sulle evidenze sperimentali e cliniche.
La dieta dei cavernicoli. Poiché il nostro corpo si è adattato al vivere durante l’età della pietra, il nostro organismo metabolizza meglio i cibi di allora: interiora di animali, pesci, bacche, frutta, disponibili prima dell’invenzione di agricoltura o allevamento.
Il digiuno. Quattro giorni di totale digiuno ogni mese allungano la vita, migliorano il sistema immunitario, rinnovano le cellule staminali. Un discrimine evanescente tra fisiologia, dietetica e prescrizioni di varie religioni.
Bisogna diffidare sempre dalle proposte estreme: la dieta dei “batuffoli”, vale a dire palline di cotone idrofilo inzuppate nel succo d’arancia, in modo che la massa che si determina sazia il poveretto che la ingurgita; carnivori, crudisti, vegani, naturisti, zuccherofobi, mangiatori di ghiaccio. Quest’ultima è una delle diete alla moda, che seguono vip e star del cinema. Mangiare ghiaccio per dimagrire, in quanto per sciogliere un litro di ghiaccio si consumano circa 150 calorie. È un buon metodo? Niente affatto. È uno sforzo inutile e fastidioso, se si considera che 160 calorie equivalgono a circa a un cucchiaino e mezzo di olio.
Si propone, anche, la graduatoria delle verdure in base al parametro “densità nutritiva”, riferita alla concentrazione di proteine, nutrienti, fibre, calcio, ferro, potassio, zinco.
In questa classifica para-calcistica di ortaggi – validata dal CDC-Centers for Disease Control and Prevention – vince lo scudetto il crescione, che nell’antichità era chiamato “la verdura che guarisce”: ottima quantità di elementi di alto valore metabolico, scarsissime calorie, eccellenti proprietà. Seguono il cavolo e il cavolfiore.
L’ultima novità è la rivalutazione del burro. Il settimanale Time mette in copertina un ricciolo di burro, come simbolo dei grassi positivi. Il Sole-24 ore parla di “svolta epocale” nell’educazione alimentare. Giorgio Calabrese – nutrizionista e dietologo – ricorda come tutti pensano che tutto ciò che è dolce di gusto è zucchero, invece è l’80 per cento di grassi. I grassi, nella giusta quantità, hanno molte e positive azioni sul nostro metabolismo ed equilibrio alimentare. «Ben venga – dice Calabrese – un messaggio contro la demonizzazione del burro».
I consigli sono sempre gli stessi: esercizio fisico, dieta equilibrata, molta verdura ogni giorno, poco caffè, mezzo bicchiere di vino, non saltare la colazione, mangiare pesce, non fumare.
Moderazione, sobrietà e frugalità sono i pilastri senza tempo contro l’obesità e per allungare la vita. Adattare al cibo e alla dieta la famosa frase del poker: il piatto piange.