Tumore alla prostata, sempre più risposte dalla chirurgia robotica


ROMA (ITALPRESS) – L’urgenza e la difficoltà a urinare sono i sintomi più comuni di qualcosa che non va alla prostata. La ghiandola dell’apparato genitale maschile in un uomo adulto pesa circa 20 grammi e in condizioni normali ha una forma simile a una castagna, con la base in alto attaccata alla superficie inferiore della vescica e l’apice rivolto verso il basso. Soprattutto col passare degli anni, però, la prostata può essere colpita da diverse patologie. L’ipertrofia o iperplasia prostatica benigna è una malattia caratterizzata dall’ingrossamento della prostata: l’aumento di volume di questa ghiandola è legato all’incremento del numero delle cellule e alla formazione di noduli. Un’altra malattia frequente è il tumore della prostata, la cui incidenza aumenta con l’età. Tra i tumori diagnosticati dopo i 50 anni, infatti, rappresenta circa il 20% dei casi e se individuato in tempo, tuttavia, può essere trattato in modo efficace e con una prognosi molto buona. Sono questi alcuni dei temi trattati dal professor Francesco Montorsi, primario dell’Unità di urologia del San Raffaele di Milano e professore ordinario dell’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“La prostata è un organo importante perchè serve per produrre il liquido seminale e di conseguenza ci permette di fare i figli, senza di essa non potremmo diventare papà, per questo va tenuta in conto per tutta la vita – ha esordito il professore – Quando siamo ragazzini, la prostata è piccola e non dà fastidio nell’urinare, a partire dai 40 anni può diventare più grande. Quando si è giovani ce ne si occupa solo se si hanno dei disturbi, capita che ci si alzi di notte, o si avverta bruciore, e allora bisogna essere visti dallo specialista di riferimento che è l’urologo. La prevenzione è importantissima a seconda della fascia di età – ha spiegato Montorsi – Di fatto, i primi temi si iniziano a porre dopo i 40 anni, quando bisogna ricordarsi che questa ghiandola può ammalarsi anche di tumore. Per chi sa di casi di questo tipo in famiglia, è bene farsi visitare e fare le analisi del sangue che permettono di dire se c’è un segnale di allarme oppure no”.
Montorsi ha spiegato nel dettaglio quali sono i disturbi e di conseguenza quali sono le cure connesse ai problemi alla prostata: “Il paziente che viene a farsi vedere chiede aiuto perchè disturbato, perchè si alza di notte o perchè il getto di urina non è buono – ha raccontato – Esistono cure di tipo farmacologico, bisogna scegliere lo specialista competente. Ci sono farmaci che hanno un’azione di tipo antinfiammatoria nei riguardi della prostata, altrimenti il rischio è di alzarsi tante volte durante la notte. C’è chi arriva a dirmi che si alza fino a 4-5 volte durante la notte”. Non tutti i problemi alla prostata vengono curati per mezzo dell’intervento chirurgico, che però diventa spesso necessario in causa di tumore: “Bisogna distinguere tra la prostata ingrandita con una caratteristica benigna che dà problemi e non è corretta da patologia mediche, oppure i casi per cui si usano tecniche endoscopiche che svuotano la prostata e riducono le dimensioni. Quando viene fatto l’intervento, il paziente è molto contento e dal punto di vista delle prestazioni sessuali non cambia molto, non c’è però più l’eiaculazione, ma la sensibilità rimane uguale – ha aggiunto Montorsi – Ci sono tecniche minimamente invasive che servono in caso di disturbi non troppo gravosi, che servono a mantenere l’eiaculazione”.
“Dopo l’operazione – spiega – è bene lavorare anche con i fisioterapisti del piano pelvico. Oggigiorno a tre mesi di distanza, solo in rarissimi casi ci sono disturbi per i pazienti. Per quanto riguarda la sfera sessuale, se il paziente sta bene le possibilità di riprendere normalmente sono molto alte, ma bisogna spiegare che anche se non ci sarà eiaculazione, l’orgasmo sarà identico a prima”.
“Nel caso di una diagnosi di tumore alla prostata, alcuni di questi casi possono essere solo sorvegliati con esami a cadenzialità identificate, altre condizioni vanno invece affrontate in modo chirurgico – ha spiegato il professore – In linea di principio, intervento chirurgico e radioterapia danno risultati simili, bisogna spiegare ai pazienti pro e contro e coinvolgerli. Per il tumore alla prostata c’è la chirurgia robotica. A parte il fatto di non dover fare più tagli, si lavora con dieci ingrandimenti e una precisione che prima non si poteva avere, con meno danni collaterali. Dopo l’intervento, sono sempre di più i pazienti che riprendono la loro vita. Gli interventi vecchio stile vengono fatti solo dove le nuove tecniche non sono ancora a disposizione”.
Infine, una smentita sulla leggenda metropolitana per cui trascorrere molto tempo in sella a una bici può provocare un maggiore rischio di problemi alla prostata: “Quando i pazienti me lo chiedono dico loro la verità. Seguo tuttora tre vincitori del Giro d’Italia ancora in attività e hanno prostate normali. Bisogna ricordarsi però di mettersi i calzoncini con una buona protezione e ognuno deve essere medico di se stesso – ha concluso – Se il paziente si è protetto per bene ma sente comunque dei fastidi, allora può essere un segnale che si tratta di un soggetto un pochino a rischio, ma questo non vale in generale per chi va in bici”.

– foto Italpress –
(ITALPRESS).

Pubblicato da: Redazione AZS

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