di Carmelo Nicolosi
Per la prima volta, da che è stata costituita la Società italiana di storia della medicina, circa 120 anni fa, un suo congresso si è tenuto in Sicilia. Una tre giorni, presieduta dal professore Adelfio Elio Cardinale, che ha visto riuniti nel capoluogo siciliano esperti del mondo della medicina, dell’etica, della filosofia, per affrontare temi quali: le scienze umane in medicina, la paleopatologia, la divulgazione scientifica, la storia della medicina in Sicilia, dove circa 2.500 anni fa, Empedocle di Agrigento iniziò quell’indagine del corpo umano che prese, in seguito, il nome di biologia. «Altro esempio – dice Cardinale – è Gianfilippo Ingrassia: a Palermo diede vita a quella disciplina che poi venne definita medicina legale. Non dimentichiamo che la Sicilia ha cullato tanti personaggi illustri nel campo biomedico e mi fa piacere la presenza, al 50° congresso della Società di storia della medicina, di tanti giovani studenti e specializzandi. È dalla memoria del passato che va creato il futuro».
Professore Cardinale, al congresso si è parlato tanto di paleopatologia…
«La paleopatologia è importante perché attraverso lo studio dei resti umani, della loro collocazione, si possono dedurre notevoli informazioni non solo sulle patologie e sulle epidemie che si sono succedute nelle varie epoche, ma anche studiare l’evoluzione della medicina, gli interventi chirurgici nei tempi passati, come la trapanazione del cranio che si faceva nell’antico Egitto».
Le scienze umane?
«È assodato che esiste un forte sbilanciamento tra la componente tecnologica, economico-finanziaria e quella antropologica. Al congresso siamo stati tutti d’accordo: occorre ricollocare la persona malata al centro della relazione di cura. Per raggiungere l’obiettivo è necessario l’insegnamento nelle facoltà mediche delle scienze umane. Solo così si potrà ricucire il logorato rapporto medico- paziente. In questo contesto, la storia della medicina rappresenta uno dei perni per ricreare la medicina umana».
Se non ricordo male, lei ha affrontato questo tema a livello di Consiglio Superiore di Sanità…
«Ho affrontato in quella sede il problema, con l’obiettivo di creare un’alta Scuola di medicina umana e sociale. La proposta è stata accolta all’unanimità. La Sicilia, con questa presenza di studiosi, cultori, appassionati del settore, credo abbia posto un tassello culturale importante. Altro punto, non da poco, che abbiamo discusso è l’ingerenza della magistratura in medicina. Assistiamo a fenomeni sconcertanti: soggetti estranei alla disciplina medica indicano quale terapia un malato deve eseguire. Un esempio è il caso Stamina, come in passato quello Di Bella, dove la comunità medica si è pronunciata sull’assenza di premesse scientifiche, mentre dei magistrati hanno obbligato strutture sanitarie ad effettuare la terapia, un modo di fare che crea grave disorientamento nei malati e nell’opinione pubblica».
È stato affrontato anche il tema della divulgazione scientifica…
«È un tema di grande rilevanza. Tradurre in linguaggio semplice e rigoroso concetti complessi della ricerca scientifica non è per tutti. Sia per il linguaggio oscuro degli esperti, sia per una comprensione errata o forzata dei mass media, talora si danno notizie non rispondenti al vero, con grave danno ai pazienti in cerca di speranza».