di Monica Ardorno
Risultare negativi dopo essere stati contagiati dal Sar-Cov 2 basta per pensare di essere guariti dalle sequele scatenate dal virus? La risposta è no. Di certo, un tampone negativo significa essersi liberati dall’agente virale, ma non automaticamente dagli effetti che ha prodotto il virus in chi è stato ricoverato in rianimazione, terapia intensiva o in lunga degenza.
“Questi pazienti andrebbero tenuti sotto controllo con terapie, cliniche e riabilitative, per almeno sei mesi”. Ad affermarlo è il professore Giuseppe Ferrara, già primario di pneumologia all’Ospedale Cervello di Palermo e specialista in malattie dell’apparato respiratorio. Ferrara ha avuto modo di confrontarsi con le eredità che l’infezione da covid-19 può lasciare – anche in modo permanente – sulla funzionalità respiratoria. “Il danno da polmonite da Covid-19 è grave – spiega Ferrara – perché abbraccia due aspetti della funzione respiratoria: ventilatorio e circolatorio, diversamente dalla polmonite batterica”.
Qual è la differenza tra le due polmoniti?
“Quella da Covid è interstiziale. Riguarda, prevalentemente, l’interstizio, una parte del polmone. Mentre la lobare, che interessa un lobo del polmone, è determinata dallo pneumococco ed è batterica, mentre quella data dal Covid-19 è, come si sa, virale. Hanno un’eziologia diversa ma, soprattutto, una localizzazione e una manifestazione clinica differente”.
Chi ha avuto una polmonite prima della pandemia è più a rischio se contrae il Covid?
“No. La polmonite è una patologia acuta da cui si guarisce a seguito di un adeguato trattamento antibatterico corticosteroideo e non rimangono residui. Cosa diversa, e più grave, è la polmonite interstiziale che interessa l’interstizio, cioè il luogo in cui avvengono gli scambi gassosi: l’assunzione di ossigeno e l’eliminazione di anidride carbonica, motivo per il quale il soggetto diventa subito dispnoico, cioè incapace di respirare. L’evoluzione non è sempre del tutto reversibile tant’è che il tessuto può trasformarsi in fibrotico, creando un danno permanente. Inoltre, accanto al danno prevalentemente interstiziale, c’è anche un danno vascolare del piccolo circolo con fenomeni di trombosi, cioè micro embolie che determinano anche una insufficienza cardiaca”.
Chiunque contrae il Covid-19 prende la polmonite?
“La definizione della malattia è proprio la polmonite, un processo infiammatorio che interessa il parenchima polmonare. Chi risulta positivo al tampone ha, anche se in forma lievissima, dei piccoli focolai tant’è che l’elemento di valutazione della gravità della malattia è la saturazione ossiemoglobinica, che va tenuta sotto controllo, e costantemente vigilata, se scende sotto 92.
È importante capire che i pazienti non vanno considerarli guariti con il tampone negativo, ma bisogna fare delle indagini, come la TAC del torace ad alta risoluzione, una spirometria, lo studio della diffusione, che ci permettono di capire qual è l’entità del danno causato dalla polmonite interstiziale.
Se noi lasciamo questi pazienti a sé stessi rischiamo, senza saperlo, ed è questo ciò di cui si preoccupano gli specialisti, di creare una fascia di malati cronici. I malati del futuro. Tant’è che la Società Italiana Pneumologi (SIP) ha messo in guardia proprio su questo aspetto. Ed è importante capire che si tratta di malati irreversibili perché la fibrosi è una sclerotizzazione di questa parte del tessuto polmonare”.
Oggi, si sta cercando di affrontare i problemi immediati provocati dal Covid-19, ma stiamo anche guardando al futuro?
“Poco. Bisognerebbe creare delle condizioni di osservazione longitudinali di questi pazienti. Occorre avere l’accortezza di creare dei nuovi ambulatori per questi malati con ruoli specifici e con percorsi non soltanto clinici ma anche riabilitativi”.
Il livello più o meno grave di patologia può dipendere dall’età anagrafica?
“Assolutamente no e va precisato che il non-fumo mette in una situazione di maggiore serenità. Ma è corretto che tutti sappiano, autorità e pazienti, che stiamo creando una malattia – i reliquati del Covid-19 – che sono un’ulteriore malattia dell’apparato respiratorio.
E siccome è nuova non rientra negli elenchi del Servizio Sanitario Nazionale…
“Esatto”.