La Sicilia è la terza regione in Italia, dopo Sardegna e Campania, per diffusione dell’osteoporosi. Oltre il 31% degli over 65 ha ricevuto una precisa diagnosi e solo il 20% si è sottoposto a un controllo.
In Sicilia, si verificano oltre 19.000 fratture da fragilità all’anno, di cui i 2/3 solo a Palermo e Catania. Dato sottostimato se si considerano le vertebrali, che spesso sono asintomatiche e registrate solo nel 20-25% dei casi.
Nel territorio nazionale, la patologia interessa circa 5 milioni di persone (1 milione sono uomini) ed è causa, nel 90% dei casi, di circa 600 mila fratture da fragilità annue.
Un corretto stile di vita e l’aderenza alla terapia sono le prime regole per chi è affetto da osteoporosi. Su questi principi punta i riflettori “Fai vincere le tue ossa”, una campagna d’informazione e sensibilizzazione. promossa da APMARR, Fondazione FIRMO e SeniorItalia, in partnership con Amgen Italia, che si rivolge a tutti coloro che soffrono di fragilità ossea e in particolare a chi ha già subìto una frattura. Infatti, il rischio di una nuova frattura è molto alto: 5 volte più elevato rispetto a una persona sana, in particolare nel primo anno.
L’adozione di una corretta terapia ne riduce di circa il 65% il rischio; purtroppo nella pratica clinica si osserva che, già dopo un anno, la metà dei pazienti interrompe il trattamento. È un quadro preoccupante per la salute pubblica, non solo per la qualità della vita dei cittadini, ma anche in termini economici, se si pensa che le fratture da fragilità incidono ogni anno al Servizio Sanitario Nazionale per circa 10 miliardi di euro, tra ospedalizzazioni, interventi chirurgici, riabilitazione e spese assistenziali.
“In Sicilia, ancora oggi l’osteoporosi è una patologia sottostimata e sotto diagnosticata, solo circa il 20% dei pazienti con frattura viene sottoposto a una corretta terapia, mentre il restante 80% non riceve trattamenti idonei”, dichiara la professoressa Giulia Letizia Mauro, Ordinario di Medicina Fisica e Riabilitativa e direttore del Dipartimento Assistenziale di “Riabilitazione, Fragilità e Continuità Assistenziale” del Policlinico di Palermo. “È opportuno ricordare – aggiunge Giulia Letizia Mauro quanto il rischio di exitus nei pazienti con frattura del femore, ancora oggi, sia elevato: dal 15 al 30% entro un anno),e che l’incidenza sulla mortalità è sostanzialmente sovrapponibile a quella per ictus o carcinoma mammario”.
L’osteoporosi è una malattia cronica, caratterizzata da una riduzione della massa ossea e da un’alterazione della microarchitettura del tessuto scheletrico, con conseguente aumento della fragilità ossea. Questa situazione porta ad un aumentato rischio di frattura (in particolare di vertebre, femore, polso, omero, caviglia) per traumi anche minimi.
Interessa circa 5 milioni di persone, di cui 1 milione sono uomini. Compare in maniera spesso asintomatica e per questo la maggior parte delle persone non è consapevole di essere a rischio.
All’incremento del pericolo di fratture da fragilità concorrono diversi fattori: costituzionali, genetici e ambientali. Oltre a quello genetico, (non modificabile) esistono altre condizioni che aumentano il rischio di osteoporosi, come avere una bassa massa ossea (la perdita della massa ossea aumenta durante la menopausa) e l’assunzione di alcuni farmaci, come i cortisonici o le terapie ormonali, che vengono utilizzati nel tumore prostatico e mammario. La prevenzione, dunque, gioca un ruolo ‘chiave’ per la salute delle ossa e consiste in un insieme di interventi, farmacologici e non, mirati a prevenire o rallentare la comparsa della malattia e quindi il rischio di frattura da fragilità.
Le terapie efficaci nell’osteoporosi possono essere suddivise in due grandi categorie: agenti anti-riassorbitivi (riducono il riassorbimento osseo) e anabolici (stimolano la formazione di nuovo osso). Questi farmaci possono prevenire con successo le fratture da fragilità dal 30% fino al 70%, perché migliorano la struttura dell’osso e ne aumentano la resistenza. Tutto ciò a patto che la condizione patologica venga riconosciuta e sia impostato un percorso terapeutico che dovrà essere rispettato rigorosamente.